13 febbraio 2012

Il potenziale creativo aumenta quante più persone contribuiscono attivamente ad un progetto artistico o se ne interessano partecipando con una propria opinione. A Yerevan posso contare su un gruppo di artisti che incontro proprio nel corso della scoperta della città e l’attuazione del mio lavoro. Sono tutte persone di esperienza e che lavorano nell'arte professionalmente. Lo spazio che più si presta come punto di contatto, per conoscersi e scambiarsi considerazioni, è l'open university, che amo molto frequentare. L'open university (www.nca.am) nasce come struttura privata e ora è riconosciuta come dipartimento di belle arti; si articola in laboratori ubicati in successive stanze che dovrebbero esser stati i magazzini e le cantine di un casermone popolare. Ma non è nulla di inadeguato, fornisce ogni genere di corso e i supporti tecnici non mancano; pure il museo di arte moderna è situato al piano terra di un anonimo condominio sovietivo. Neppure mancano le conoscenze dato che gli insegnanti principali sono poi anche artisti e curatori riconosciuti a livello internazionale. Il fondatore, che ha dato vita a questa atmosfera accogliente, è il maestro Samvel Baghdasaryan, il primo artista che fu scelto per rappresentare alla biennale di Venezia l'Armenia dopo la proclamazione dell'indipendenza dall'urss. Baghdasaryan mi ha anche mostrato i libri della sua biblioteca con immagini che potrebbero servirmi per il mio progetto ed infine mi ha prestato delle vecchie foto della sua famiglia che di certo utilizzerò. Alcuni artisti mi dedicano del tempo per spiegarmi in modo preciso le loro ricerche perché potrebbero darmi stimoli nel percorso che sto facendo. Il punto di unione con me sta nella scelta delle immagini dei nuovi edifici della zona centrale della città che fungono come chiave di lettura, come il caso dell'insegnante e curatrice Marianna Hovhannisyan e dell'artista Armine Hovhannisyan; mentre il fotografo Hayk Bianjyan (http://www.talenthouse.com/abcd) ha portato avanti per svariati anni un lavoro documentativo sull'area residenziale destinata a scomparire e il conseguente fagocitare dei nuovi enormi palazzi. Hayk è stato presente nella zona così da riprendere con la propria fotocamera non solo l'evolversi delle demolizioni ma anche le proteste degli abitanti e la cupezza nei momenti dei traslochi obbligati. Ritornando sulle case abbattute, ha poi raccolto gli oggetti abbandonati o "seminati" dai vecchi abitanti: il suo studio è diventato un archivio di tutti questi ricordi e io non vedo l'ora di visitarlo.












Il maestro Samvel Baghdasaryan ritratto da Alessandra.



Alessandra ritratta dal maestro Samvel Baghdasaryan. 




Altro incontro d'eccezione: Levon Igityan, uno degli architetti più importanti del Paese, conosce anche i libri italiani di architettura armena che avevo consultato prima della partenza. E' direttore del museo d'arte moderna e del Children's Art Gallery. Ma facendo parte del municipio è anche l'architetto che appoggia i progetti edili di modernizzazione.



Eduard, un amico che frequenta l'università, con una sua scultura. E' anche insegnante perché vige la consuetudine che si deve insegnare ai più giovani quello che si ha imparato; in questo modo sono garantiti corsi per tutte le età.