29 giugno 2012


“Cant_ieri Project” è un lavoro artistico sulla memoria storica e sul recupero del passato.
Il progetto nasce un anno fa grazie alla concessione, da parte di un collezionista, di fotografie d'epoca originali che documentavano il bombardamento dei cantieri navali di Monfalcone. La riflessione scaturiva dal confronto del passato con il presente: senza la pretesa di spiegare gli eventi della storia, ho voluto interpretare il periodo della "Ricostruzione" nel suo valore positivo. La distruzione dei cantieri comportò l'assenza di un'importante fonte di sostentamento per la comunità di Monfalcone, ma la forza di reagire e di risollevarsi dalle rovine dalla guerra non mancò, e con essa la solidarietà. Nel tempo questo aiuto reciproco si è trasformato in competitività, e ha contribuito a produrre la crisi attuale. Il messaggio vuole trasferirsi all'attuale periodo di crisi, che invece paralizza trasversalmente la società.

Da Monfalcone, sono poi passato a sviluppare altri capitoli di questo progetto, affacciandomi a nuovi contesti e comunità: cio' è avvenuto durante le residenze d'artista in Umbria, in Armenia e ora a Venezia. Ogni luogo mi propone un differente dialogo tra passato e presente, che affronto anche con diversi stili artistici.

Il mio desiderio è di coinvolgere chiunque condivida questa visione nella preparazione della seconda fase del progetto: scaricando una fotografia originale della serie (nella pagina LE FOTO ORIGINALI http://cant-ieriproject.blogspot.com/p/le-foto-originali.html) potrai stamparla e, se vorrai, personalizzarla. Se hai l'occasione potrai arricchire la mostra di altre immagini, portando delle tue fotografie che raffigurano elementi di un passato comune di cui vuoi tener viva la memoria.
L'invito è quello a condividere emozioni reinterpretando delle cose che furono, attraverso la lente di questo presente di passaggio...
La tua fotografia verrà esposta nella mostra conclusiva e collettiva dal titolo “CANT_IERI PROJECT 02”, prevista per il 14 luglio 2012 nello storico Caffé Carducci di Monfalcone, che ha già ospitato la prima mostra nel febbraio del 2011.
La forza del messaggio diverrà in quel momento condivisa, così come il ricordo…


L'inaugurazione è sabato 14 luglio 2012
alle ore 18.00
L'allestimento comincia alle ore 16.00
Caffè Carducci
Via Duca d’Aosta, 83
Monfalcone
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CANT_IERI PROJECT 02
dal 14 luglio 2012
al 30 agosto 2012



25 febbraio 2012


Today, 25feb. 2012, inauguration of my exhibition "Cant_ieri" in Yerevan. At the end of the residency at the 

ART AND CULTURAL STUDIES LABORATORY


5 p.m. at the Union of Architects of Armenia. 17, Baghramian, Yerevan.
Texts of the curator Susanna Gyulamiryan:

Enzo Comin (b. Pordenone, Italy) attended lessons of aesthetics, paint and photography at Accademia di Belle Arti, Bologna, and continued the education at the school of Cinematographic direction and Video production at Accademia Nazionale di Cinema, Bologna. He also participated on courses of poetry,theatre and liric singing, Art School and at Scuola Sperimentale dell’Attore, Pordenone, course “Extremes in Photography” in the Salzburg International Summer Academy of Fine Arts, Austria. He participated on numerous group exhibitions as well as on his personal shows. Enzo Comin was awarded for the investment in art.
www.giovaniartisti.it

CANT-IERI
Enzo Comin has started working on the project entitled “Cant-ieri” over a year ago. “Cant-ieri” is an attempt to rehabilitate and reconstruct through artistic gesture certain areas, or, more specifically, the dilapidated shipyard (cantiere) of the Monfalcone town in the North-astern Italy. As the artist himself notes, these ruins symbolize the global economic crisis started at the end of the previous decade and still continuing today. After photographing the formerly active buildings of strategic importance that were consequently destroyed during the World War II, Enzo Comin attempts to “rehabilitate” them by placing new pictorial images on the surface of the photographs, thus, artificially renovating the ruined objects. This gesture tends to the “positive”, symbolizing rehabilitation and reconstruction, in contrast with the current crisis. Initially, being cursorily informed about the consumer and re-urbanization processes started at the end of 1990s in Yerevan, Enzo Comin’s one-month visit to Yerevan and the implemented research allowed him to conceive the true nature of the local “progressive” processes of re-urbanization, remodernization”. 
Processes that in the eyes of many citizens and the artist in particular were violating the basic principles of urban planning and organization (irrelevant planning of buildings, extermination of green zones, gentrification, etc.).
Enzo Comin’s attempt to continue the project “Cant-ieri” in Yerevan, which was initiated a month ago, refers to the fate of the city inhabitants. The artist uses photographic images of Yerevan’s past inhabitants to overlay them on the images of new buildings and sights of today’s Yerevan, thereby reviving memories about the city, where the physical traces of the city’s past are being gradually removed, and the material evidence reassuring our memories is only available through photographs.
The visual “narrative” of this series of works is implemented in the mode of painting-photography and poetic manner, though the project’s connotative accompaniment is a reexamination of urban matters, it is socially engaged and refers to the crucial and topical issue of commercial rearrangements of Yerevan city with distorted and fateful results for local peoples..
Many wonder how art can serve the social policies aiming at decriminalization and fair resolution of social and corruption issues. Thus, even though such forms of autonomous art might not be able to solve any issues, they still can spread “…civil conduct, self-improvement, local pride”, and this is visible in the case of prominent expressions of civil activism in today's Yerevan.



24 febbraio 2012

Oggi ho terminato l'allestimento della mostra e domani ci sarà l'inaugurazione! Qui di seguito il sunto del progetto e l'invito.


Il progetto che ho sviluppato nel corso della residenza a Yerevan prende avvio dal mio “work in progress” CANT_IERI PROJECT, iniziato un anno fa. L’idea era nata con l’obiettivo di proporre il periodo della Ricostruzione attraverso rielaborazioni di immagini d’epoca che documentavano la distruzione dei cantieri navali della città di Monfalcone durante la seconda guerra mondiale. 
Lavorare su queste immagini è stato il mio modo per reagire all’attuale crisi economica ed esprime la volontà di diffondere un messaggio positivo sull’avvenire. L’intervento da me prodotto si ricollega proprio alla valenza positiva del concetto di Ricostruzione: utilizzare il passato per costruire il presente. 
Il confronto con la realtà urbana di Yerevan mi porta a ripensare il mio progetto. A Yerevan “la Ricostruzione” è nel presente, ma il valore che esprime è molto diverso, contraddittorio. Non si parte dalle macerie della guerra, ma da quelle dei cantieri edili, responsabili della distruzione e della ricostruzione del tessuto urbano. La voglia di voltare pagina rispetto al passato sovietico e di proiettarsi a capitale moderna è tangibile, ma comporta uno sconvolgimento. 
Il centro della capitale, oggi, si arricchisce di enormi nuovi edifici pronti per essere abitati, eppure rimangono vuoti. Zone precedentemente abitate sono state demolite e riprogettate per una classe media che in Armenia ancora non esiste. Ne consegue che alcuni quartieri, come la Northern Avenue, hanno l’ambizione di una promenade commerciale e residenziale, e invece sono delle città fantasma.
Questi appartamenti vuoti rubano dello spazio alla città e negano delle opportunità abitative. La mia riflessione va quindi agli assenti: da una parte ai precedenti abitanti obbligati a lasciare le loro case, e dall’altra a quella parte della popolazione emigrata all’estero che con le loro rimesse contribuiscono al benessere delle loro famiglie in patria.
Il vuoto di questi edifici si riflette nell’assenza di una parte della popolazione, come se i lavoratori emigrati fossero i destinatari di queste abitazioni.

The project that I developed during the residence in Yerevan begins from my CANT_IERI PROJECT "work in progress", started a year ago. The idea was born with the purpose to show the italian Reconstruction time through reworkings of old photos documenting the destruction of shipyards (in Italian "cantieri") of the city of Monfalcone (North East Italy) during the second world war.
Working on these images was my way to react to the current economic crisis, and to express the wish to spread a positive message about the future. My intervention is related to the positive concept of Reconstruction: using the past to build the present.
The confrontation of Yerevan’s urban reality leads me to rethink my project. In Yerevan, "Reconstruction" is in the present, but the value that it comunicates is very different, contradictory. It doesn’t start from the ruins of a war, but from the rubble of building yards, that are responsible for the destruction and reconstruction of the fabric of the city. The desire to turn the page over the Soviet past and projecting modern capital is tangible, but it entails a disruption. The Centre of the capital, today, is enriched with enormous new buildings ready to be inhabited, and yet remain empty. Previously inhabited areas were demolished and redesigned for a middle class that still does not exist in Armenia. Because of that, some quarters, as the Northern Avenue, have the ambition of a residential and shopping promenade, but are ghost towns. These empty apartments steal space to the city and deny housing opportunities. My reflection is about the absence: on the one side the previous inhabitants have been forced to leave their homes, and on the other side a part of the population emigrated abroad to contribute to the well-being of their families at home. The emptiness of these buildings is reflected in the absence of a part of the population, as if migrant workers were the missing inhabitants of these homes.


Cantieri խորագրով այս նախագծի վրա  արվեստագետ Էնցո Կոմինը սկսել է աշխատել մոտ մեկ տարի առաջ: Cantieri-ն որոշ տեղանքների, իսկ ավելի ստույգ` Իտալիայի հյուսիս-արեւելքում գտնվող Մոնֆալկոնե քաղաքում տեղակայված կիսաքանդ նավաշինական կառույցների (cantiere) վերակենդանացման, վերակառուցման փորձ է արհեստական/արվեստագիտական ժեստի միջոցով։ Ըստ արվեստագետի, այդ ավերակները խորհրդանշում են 2000-ականների երկրորդ տասնամյակի մատույցներում սկիզբ առած եւ դեռ շարունակվող համաշխարհային տնտեսական ճգնաժամը։ Լուսանկարելով երբեմնի գործող, ռազմավարական կարեւորություն ունեցող, բայց Երկրորդ Համաշխարհային պատերազմի ընթացքում ռմբակոծված եւ ավերված շինությունները` Էնցո Կոմինը այնուհետ ենթարկում էր դրանք  “վերակենդանացման”, ծածկելով լուսանկարված ավերակները գեղանկարչական նորովի պատկերներով` արհեստականորեն վերանորոգելով քանդվածը, կորսվածը։ Սապոզիտիվինհարող մի ժեստ էր, որն ի հակադրություն ընթացող ճգնաժամին հուսադրող է եւ խորհրդանշում է  վերակենդանացում, վերակառուցում։
Նախկինում հպանցիկ տեղեկացված լինելով Երեւանում տեղի ունեցող սպառողական եւ վերաուրբանացման գործընթացներին, սկիզբ առած 1999-ականների վերջիցԷնցո Կոմինի մեկամսյա այցը Երեւան եւ իրականցված ուսումնասիրությունները թույլ տվեցին ըմբռնել տեղի վերարդիականցմանպրոգրեսիվընթացքների իրական բնույթը, որը տեղի բազմաշատ քաղաքաղացիների եւ իր համամիտ կարծիքով քաղաքաշինության, քաղաքի կազմակերպման պատշաճ լուծումները զանցող գործողություններ են, այն է` շինությունների պլանավորման անհամապատսխանություն, կանաչ գոտիների ոչնչացում, ջենտրիֆիկացիա եւ այլն… 
Քաղաքի բնակիչների ճակատագրին է հղում Էնցո ԿոմինիCant-ieri  Երեանյան նախագիծը, սկիզբ առած մեկ ամիս առաջ։ Օգտագործելով անցյալ Երեւանի եւ նրա բնակիչների լուսանկարչական պատկերներն, արվեստագետը վրադրում է դրանք այօրվա Երեանի նորակառույցներին, շինարարական կոնստրուկցիաներին` վերակենդանացնելով քաղաքի մասին հիշողությունը, որի անցյալի ֆիզիկական հետքերը հետզհետե մաքրվում են քաղաքային տարածքից, եւ հուշերի նյութական հավաստիությունը մեզ է հասնում լուսանկարված..
Շատերը տարակուսում են, թե արվեստն ի՞նչպես կարող է ծառայել սոցիալական այն քաղաքականություններին, որոնք աշխատում են ապաքրեականացման, կոռուպցիայի եւ հասարակական խնդիրների արդար լուծման ուղղությամբ, բայց ակնհայտ է, որ ինքնավար արվեստի  տեսակները, եթե անգամ չլուծեն հարցեր, ապա կարող են տարածել «...քաղաքացիական վարք, ինքնակատարելագործում, տեղային հպարտություն», ինչը տեսնում ենք մերօրյա Երեւանում տեղի ունեցող քաղաքացիական ակտիվիզմի զիլ դրսեւրումներում։
Many wondered how art could serve the social policies aiming at decriminalization and fair resolution of social and corruption issues. Thus, even though such forms of autonomous art might not be able to solve any issues, they still can spread “…civil conduct, self-improvement, local pride.”




22 febbraio 2012

Le giornate appena trascorse hanno segnato la metà del periodo della residenza e le ho vissute stabilendo tutti i dettagli che mancavano per concretizzare il mio progetto. Ho realizzato una serie di composizioni fotografiche che potranno esprimere al meglio il mio lavoro a Yerevan e come il mio progetto si sia evoluto da quando sono arrivato. Ho deciso il metodo di stampa, il modo di esporlo e anche lo spazio in cui ospitare una mostra. La mostra durerà pochi giorni ma sufficienti per presentare la produzione e il concetto che si vuol comunicare; al di là delle immagini, la curatrice darà un’attezione centrale ai testi ed ai pensieri costruiti sull’osservazione della città, durante queste settimane.
Io e Susanna siamo entrati in contatto con un architetto, Sarhat Petrosyan, perché sensibile alla repentina trasformazione urbana del centro di Yerevan. SI è interessato al mio progetto ed ai pezzi che ho realizzato finora perché accostano le immagini dei nuovi palazzi con le vecchie foto di famiglie. Sarhat ci vuole quindi aiutare offrendoci degli spazi suggestivi per l’esposizione a cui non avremmo altrimenti potuto accedere. Fra questi, ho scelto le sale espositive situate nella sede dell’unione degli architetti; interessanti sia per il significato del posto, che per l’atmosfera d’altri tempi dell'edificio.
Nel frattempo, anche il dott. Montalto, console italiano nella città di Gyumri, di passaggio a Yerevan, ha voluto sapere della mia attività; il suo ufficio a Yerevan è collocato proprio in un quartiere che entro pochi mesi verrà completamente abbattuto. Di fronte si apre un parco pubblico che in questi giorni è stato occupato da alcuni cittadini che vogliono fermarne lo smantellamento: anche l’area verde è destinata a esser soppiantata da nuovi enormi palazzi.





16 febbraio 2012

Cerco di informarmi per fare qualche escursione fuori Yerevan, ma l'ultima nevicata ha reso impraticabili molte strade. A pochi chilometri da Yerevan, in pianura, si trovano località importanti per la storia e l'arte della civiltà armena come Ejmiacin e Ashtarak. Ad Ejmiacin vi si trova la prima chiesa cristiana costruita in Armenia, fondata dallo stesso San Gregorio che ha consentito la conversione degli armeni. Attorno ad essa vi sono l'università di teologia e la residenza dell'arcivescovo a capo della Chiesa armena. Nel museo, i pezzi mancanti sono alla mostra "Armenia" a Venezia, quindi visti... prima della partenza. Nella cittadina di Ashtarak, un monastero quasi altrettanto antico è invece nascosto in mezzo agli edifici sovietici del paese. Nel paese la vita sembra ferma ad un tempo ormai passato, il modo in cui fanno il pane nel forno ci ha incuriositi e trattenuti. Di ritorno, all'open university, discussioni molto animate incrociano temi profondi e leggeri. Rimango colpito come in questo salotto informale, le generazioni possano incontrarsi e comunicare in modo così naturale.
















14 febbraio 2012

La città di Yerevan si può suddividere in zone che sono facilmente distinguibili l'una dall'altra; sia per destinazione d'uso, che per i servizi che vi si trovano, oppure per l'architettura e infine la classe sociale che l'abita. La caratteristica che unisce ogni parte è l'attitudine a socializzare delle persone, anche con un forestiero come me. 


Per una piacevole coincidenza, l'anziano portiere della residenza conosce il francese e così ci può raccontare e insegnare sull'Armenia. In questo caso, il tipico caffé. 





I ritratti sono tutti realizzati da Alessandra che invita le persone a mettersi di fronte al suo obiettivo. Il risultato sarà un originale reportage.









13 febbraio 2012

Il potenziale creativo aumenta quante più persone contribuiscono attivamente ad un progetto artistico o se ne interessano partecipando con una propria opinione. A Yerevan posso contare su un gruppo di artisti che incontro proprio nel corso della scoperta della città e l’attuazione del mio lavoro. Sono tutte persone di esperienza e che lavorano nell'arte professionalmente. Lo spazio che più si presta come punto di contatto, per conoscersi e scambiarsi considerazioni, è l'open university, che amo molto frequentare. L'open university (www.nca.am) nasce come struttura privata e ora è riconosciuta come dipartimento di belle arti; si articola in laboratori ubicati in successive stanze che dovrebbero esser stati i magazzini e le cantine di un casermone popolare. Ma non è nulla di inadeguato, fornisce ogni genere di corso e i supporti tecnici non mancano; pure il museo di arte moderna è situato al piano terra di un anonimo condominio sovietivo. Neppure mancano le conoscenze dato che gli insegnanti principali sono poi anche artisti e curatori riconosciuti a livello internazionale. Il fondatore, che ha dato vita a questa atmosfera accogliente, è il maestro Samvel Baghdasaryan, il primo artista che fu scelto per rappresentare alla biennale di Venezia l'Armenia dopo la proclamazione dell'indipendenza dall'urss. Baghdasaryan mi ha anche mostrato i libri della sua biblioteca con immagini che potrebbero servirmi per il mio progetto ed infine mi ha prestato delle vecchie foto della sua famiglia che di certo utilizzerò. Alcuni artisti mi dedicano del tempo per spiegarmi in modo preciso le loro ricerche perché potrebbero darmi stimoli nel percorso che sto facendo. Il punto di unione con me sta nella scelta delle immagini dei nuovi edifici della zona centrale della città che fungono come chiave di lettura, come il caso dell'insegnante e curatrice Marianna Hovhannisyan e dell'artista Armine Hovhannisyan; mentre il fotografo Hayk Bianjyan (http://www.talenthouse.com/abcd) ha portato avanti per svariati anni un lavoro documentativo sull'area residenziale destinata a scomparire e il conseguente fagocitare dei nuovi enormi palazzi. Hayk è stato presente nella zona così da riprendere con la propria fotocamera non solo l'evolversi delle demolizioni ma anche le proteste degli abitanti e la cupezza nei momenti dei traslochi obbligati. Ritornando sulle case abbattute, ha poi raccolto gli oggetti abbandonati o "seminati" dai vecchi abitanti: il suo studio è diventato un archivio di tutti questi ricordi e io non vedo l'ora di visitarlo.












Il maestro Samvel Baghdasaryan ritratto da Alessandra.



Alessandra ritratta dal maestro Samvel Baghdasaryan. 




Altro incontro d'eccezione: Levon Igityan, uno degli architetti più importanti del Paese, conosce anche i libri italiani di architettura armena che avevo consultato prima della partenza. E' direttore del museo d'arte moderna e del Children's Art Gallery. Ma facendo parte del municipio è anche l'architetto che appoggia i progetti edili di modernizzazione.



Eduard, un amico che frequenta l'università, con una sua scultura. E' anche insegnante perché vige la consuetudine che si deve insegnare ai più giovani quello che si ha imparato; in questo modo sono garantiti corsi per tutte le età.


11 febbraio 2012

Ritorno nuovamente al mercato dell'usato di Vernissage e i mercanti conosciuti il giorno prima sanno già offrirci ciò che più mi interessa: vecchie pellicole e vecchie fotografie. Un ragazzo, non appena mi vede, mi raggiunge per propormi delle vecchie immagini che ha portato apposta in un album; ora che sto sempre di più mettendo a fuoco come potrà maturare il mio progetto a Yerevan, so bene quali foto scegliere: i ritratti di famiglia e la corrispondenza con i parenti all'estero.



10 febbraio 2012

Frequento il centro di Yerevan in modo assiduo perché lì trovo i principali input per dare forma al mio progetto. Pensavo che sarei stato più impressionato dalla realtà dei quartieri popolari di epoca sovietica, mentre quello che mi ha maggiormente colpito è il desiderio del moderno e le contraddizioni che ne derivano. Il tessuto urbano sta vivendo veloci cambiamenti e dovunque mi volti sorgono nuovi cantieri edili. I vecchi immobili vengono demoliti per lasciare spazio a enormi edifici, che tuttavia ancora oggi rimangono vuoti. Parlando con le persone, scopro che gli abitanti di queste vecchie case sono stati obbligati ad andarsene con il minimo di risarcimento e alcuni di essi si sono ritrovati a vivere per strada da un giorno all'altro. Così la nuova strada centrale Northern Avenue ha l'ambizione di una promenade commerciale e residenziale ma appare come una città fantasma. E' sufficiente svoltare l'angolo di questo viale, per notare che il retro di queste facciate lussuose nasconde un ordinario cemento armato e subito accanto ricomincia un quartiere popolare di condomini sovietici. Perché nei nuovi quartieri mancano gli abitanti? La ragione è che sono destinati ad una classe media che in Armenia ancora non c'è: è pura speculazione edilizia. 



Nuove costruzioni fuori dal centro, come cattedrali nel deserto.





 L'area in demolizione e i palazzi di nuova edificazione.





Zone del quartiere accanto a Northern Avenue che verranno abbattute o soffocate dai nuovi complessi.



Ricovero in una ex casa.



The Northern Avenue.